Giordano Bruno

 Giordano Bruno
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Giordano Bruno è stato un filosofo italiano. Entrato sui diciotto anni nell’ordine domenicano, ne usci nel 1576 perché sospettato di eresia, cominciò così una vita errabonda attraverso l'Europa che continuò fino alla morte.

Al centro della riflessione bruniana vi è la nozione di infinito. A livello cosmologico, Bruno critica il geocentrismo e nega le teorie aristoteliche di un cosmo composto da sfere cristalline concentriche, come si legge nella Cena de le Ceneri.
Tuttavia non accetta completamente nemmeno la teoria eliocentrica copernicana: l’universo infatti, secondo Bruno, è infinito, disordinato – e dunque non kosmos, regolato da leggi, bensì physis – e costituito da infiniti mondi e infiniti sistemi solari, simili a quello in cui noi viviamo. Di qui ne deriva che il nostro pianeta è solo uno tra gli infiniti presenti, e che non è al centro dell’universo, il quale, essendo anch’esso infinito, non ha né centro, né periferia. Viene così delineandosi una radicale relativizzazione della Terra che scardina l’antropocentrismo umanistico-rinascimentale, ammettendo la possibilità che esistano enti superiori per intelligenza all’uomo.

 Il concetto di infinito, tuttavia, raggiunge l’apice in riferimento alla nozione di Dio come intelletto universale, motore dell’universo, fabbro del mondo. Dio è quindi mente al di sopra di tutto e mente presente in tutte le cose. Per quanto riguarda il primo aspetto, Dio si configura come radicale alterità rispetto alla natura, trascendente e inconoscibile, e, dunque, oggetto di fede; per il secondo aspetto, invece, è immanente al cosmo e coincide quindi con la natura ed è accessibile alla mente umana.

 Al contrario della divinità cristiana, dunque, questo Dio-Natura non si limita a una mera creazione, bensì si comunica in modo incessante all’universo, suo specchio e ritratto, nel quale egli si rifrange in modo infinito e necessario. Dio e l’Universo, dunque, si identificano mediante degli attributi, già presenti nell’essere parmenideo.


La teoria del minimo e della monade:

Questa teoria è stata elaborata da Bruno nel tentativo di conciliare l’unità immutabile dell’essere con la molteplicità mutevole degli enti. Per quanto riguarda il minimo, da esso nascono e in esso consistono e si riducono l’oggetto e lo scopo della natura e dell’arte. Il minimo ha differenti nomi, in riferimento ai differenti aspetti della natura: il punto, ad esempio, è il minimo della superficie, l’atomo è il minimo dell’uomo. Se nel De minimo è esposta la via attraverso la quale l’uomo può comprendere il rapporto tra il tutto e le parti, nel De monade, si spiega il processo divino in base al quale questo rapporto si è costituito. Recuperando la tradizione neopitagorica, Bruno tenta di ridurre l’universo alla struttura numerica (in particolare ai primi dieci numeri), poiché la sua genesi dipende dalla monade. Per cogliere tale unità è necessario salire dalle ombre delle idee, espresse in segni, alle idee vere e proprie. Infatti i segni, essendo le basi dell’arte combinatoria, creano legami che rinviano alla struttura del cosmo; ma è solo grazie l’ausilio dell’arte della memoria, che l’intelletto può conoscere l’unità, risalendo i gradi attraverso i quali il molteplice si era risolto nell’Uno.





L’uomo

L’uomo, nella speculazione bruniana, perde quella centralità cosmologica riconosciuta dalle dottrine del tempo e, dal punto di vista ontologico, è concepito come costituito dalla stessa materia spirituale e fisica che costituisce gli altri enti. Inoltre l’uomo è sottoposto alla legge della mutazione, secondo la quale ogni ente muta e si incarna in un altro 2, seguendo un ciclo in base del merito individuale.



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